Storia ed esoterismo del diamante

Il diamante e la leggenda

Il diamante, conosciuto in Oriente in tempi assai remoti (circa 300 a.C.), si trova infatti accennato negli antichi poemi sanscriti, mentre nell’Occidente si conobbe unicamente dopo le spedizioni di Alessndro Magno.
Che il diamante fosse noto in epoche remote, lo provano anche le varie menzioni che di esso vengono fatte nelle opere del grande filosofo e poeta Lucrezio (98 – 55 a.C.) e Plinio  (23 – 79 d.C.), i quali attribuirono a questa gemma proprietà irreali e del tutto fantasistiche.

Plinio, confondendo sicuramente il concetto di durezza con quello della resistenza, dice che è possibile rompere il diamante solo se prima “sia stato bagnato nel sangue di un capro appena sgozzato”. Presso alcuni popoli, fu custodito quasi religiosamente dagli sposi e dagli amanti, poiché ad esso veniva attribuita la facoltà di accrescere e rendere duraturo l’amore. Presso altri, e non è facile rendersi ragione del perché, il possesso del diamante fu ritenuto invece il mezzo per scoprire l’eventuale infedeltà di una donna.

Antiche proprietà del diamante

Proprietà altrettanto fantasistiche venivano attribuite alle sue polveri, ritenute velenosissime, tanto da uccidere, se ingerite anche in minima quantità da un uomo in perfetta salute (questo avrebbe procurato la morte del grande filosofo e naturalista Paracelso).

Anche presso gli indiani trovava molto credito tale proprietà del diamante, a tal punto da ritenerlo il più potente veleno, infallibile ed il meno doloroso. Questa credenza fu poi svelata dal Biringuccio, naturalista e meccanico fiorentino del XV secolo, il quale ammette pure che la polvere di diamante può portare alla morte, ma non come veleno, bensì per le corrosioni che esso produce allo stomaco, così come farebbe il vetro macinato.

Anche Benvenuto Cellini, orafo e scultore fiorentino (1500 – 1571 d.C.), pare si sia usato tale mezzo per provocarne la morte, durante la prigionia in Castel Sant’Angelo; il suo nemico, messer Durante, si dice abbia fatto mescolare al cibo polvere di diamante.

Nondimeno però, presso altri popoli furono invece attribuite a questa magnifica gemma virtù estremamente benefiche e si consigliava di portarlo quale talismano, unica salvezza, nella cura di tremende malattie come la peste. Inoltre era usato come rimedia efficacissimo contro i veleni ed i cattivi sortilegi; se un mago avesse preparato esorcirsmi e malefici presso qualcuno, queste persone ne sarebbero state preservate se avessero avuto indosso un diamante,; in più, tale pietra, avrebbe avuto il potere di ritorcere tale maleficio contro chi lo aveva ordinato.

Diamante e religione

Andrea Bacci nel 1587 scriveva (a proposito delle dodici pietre preziose che per ordine di Dio adornavano i vestimenti del sommo sacerdote) che, secondo una leggenda rabbinica narrata da S. Epifanio (IV° secolo), il grande sacerdote ebreo, tre giorni dell'anno (giorni di grande festa ebraica), entrando nel Sancta Sanctorum soleva portare davanti al petto un meraviglioso e prezioso diamante che per i suoi giochi di luci "infuocate" era ritenuto profeta infallibile e cioè: se il diamante mutava colore e diventava oscuro si considerava un segnale che il popoli, no seguendo i precetti di Dio si trovava in grande peccato, oppure, ben peggio, se il mutamento lo rendeva di color sangue significava "spada e morte" ed il popolo temeva, in questo caso, la vendetta di Dio; se invece il diamante risplendeva bianco, candido come neve, si celebravano le feste con grande solennità, giacchè era ritenuto un segno che il popolo si trovava senza peccato, quindi in grazia di Dio.

Attraverso altre antiche leggende, questa gemma la si credeva rugiada o schiuma di acqua solidificata. Particolarmente interessante, tra queste leggende, è quella che ci riferisce come in un giorno di tempi ormai obliati si ebbe sulla terra una pioggia di diamanti ed a questa scintillante grandinata si deve la caduta dell'Arcangelo Lucifero, il quale, ribellandosi a questo nuovo segno della potenza di Dio, imprigionando nel suo mantello le migliaia di luci infuocate di tale piaggia, discese nella regione infernale. Fu dopo tale giorno che il principe delle tenebre e dell'inferno ebbe in totale avversione i diamanti che gli ricordavano la perdita della sua anima. Dopo di allora i diamanti caddero sempre sulla terra come avvertimento agli uomini e come simbolo di punizione per i peccati d'orgoglio.
Forse in base a questa leggenda il diamante fu ritenuto simbolo della chiesa di Cristo, la quale, come il diamante, ha una forza che non si può spezzare. Curioso però è il fatto che, pur significando costanza, forza e lealtà, lo si ritenga anche il simbolo di rigorosità e crudeltà dell'uomo.

Un'altra leggenda orientale dice in un paese assai lontano cadono meravigliosi fiori che sono gemme formanti cespugli di diamanti; quando una pietra femmina ed una maschio si posano insieme, vengono nutrite dalla rugiada e generano dei piccoli diamanti bianchissimi di grande belle che crescono a loro volta di anno in anno, proprio come gli uomini.

Risulta essere facile capire come tutte queste leggende, che hanno come scopo lo sfondo di cercare una spiegazione circa le pietre preziose, siano sempre impronate da un sens di rispetto, di ammirazione, di soggezione per queste, allora inesplicabili, meravigliosi prodotti della natura, tali da inspirare appunto leggende che sono dei piccoli poemi dettati dal profondo sentimento. Non per voler sottolineare o dare un merito morale alle gemme, ma non si può certamente negare che esse riescano, in tutte le epoche, a diffondere un senso di bellezza anche all'anima; si direbbe che il nostro sguardo rimane tanto ammirato al loro cospetto, da subire una vera e propria ondata di stupore, che va al di là dell'oggetto stesso, stupore che vuole essere quasi un ringraziamento a Dio che ci concede tanto prodigio della natura.

Il diamante e la letteratura

Secondo A. Segni, come appare in "Raccolta di emblemi e motti della Casa Medici" (Firenze, 1865), il diamante venne particolarmente usato come emblema da vari componenti di tale casa, ed anche parecchi monumenti dell'epoca medicea è dato trovare tale gemma degnamente posta come emblema, come, ad esempio nel mausolea di Pietro e Giovanni di Cosimo il Vecchio, nella chiesa di San Lorenzo in Firenze. Il diamante fu dunque senza alcun dubbio considerato, più o meno in tutte le epoche, quale emblema di forza, potenza e vittoria: pare però che tali proprietà si rilevino più intense se la gemma è stata regalata anzichè acquistata. Sta di fatto che anche Plinio pone il diamante a capo non solo di tutte le pietre, ma addirittura di tutte le potenze umane.

Per parecchi secoli, però, il diamante venne confuso con altre gemme, quali: zaffiri e smeraldi. Lo prova il fatto che vari autori antichi che ne parlano fanno rilevare come questi "diamanti colorati" avessero una durezza inferiore a quella dei diamanti dell'India. Anche Plinio ne fa una descrizione piuttosto confusa: "se ne conoscono oggi sei specie" e sporattutto quando ne descrive le forme naturali a "sex angulo"; indubbiamente sono queste crrispondenti al quarzo e non al diamante. Si ritiene che lo stesso errore sia stato fatto da San Epifanio, quando descrisse il diamante uguale al blu del cielo (anche se esistono diamanto blu, ma rarissimi).

Anche la composizione chimica della gemma era sconosciuta. La scoperta che si trattasse di carbonio puro e che, come giustamente dice il mineralogista Pietro Aloisi, sotto tale aspetto tale gemma non differisce dalla grafite che serve a fare le matiteo dal carbone che bricia nei fornelli.Le prime informazioni sulla vera natura chimica del diamante le dobbiamo a Newton, il quale, non per esperienze compiute, ma per intuizione, nel 1675 circa, espresse il parere che il diamante dovesse essere un corpo combustibile. Quasi 200 anni dopo, il francese F. Henri Moissan (1852-1907) riuscì ad ottenere la prima riproduzione artificiale del diamante.