Guida delle Perle d'Acqua Dolce

GUIDA DELLE PERLE D'ACQUA DOLCE

LE PERLE D’ACQUA DOLCE

 

Le perle d'acqua dolce sono molto apprezzate, più piccole e spesso di forma più irregolare, possono essere coltivate in diverse specie di molluschi d'acqua dolce appartenenti alla famiglia degli Unionidi. Tra le specie presenti alla Cina ricordiamo H. Cumingi dalla conchiglia triangolare, la C. Plicata dalla conchiglia rugosa. Il mollusco perlifero principalmente utilizzato nella coltivazione delle perle negli Stati Uniti è la C. Nervosa.

Una perla d'acqua dolce nasce quando fino a 50 innesti di tessuto vengono chirurgicamente impiantati nel mantello di una cozza perlifera. In base alla specie, verranno prodotti risultati diversi che possono variare da perle dispari, increspate, con un lustro mediocre e grandi come un cicco di riso. Dal momento in cui viene innestato il tessuto, saranno necessari dai 2 ai 6 anni per produrre perle, con una produzione che arriva fino a 50 perle per esemplare.

In genere, tuttavia, le perle d'acqua dolce si formeranno con una minor quantità di materiale organico nel loro nacre rispetto alle perle che sono prodotte dalle ostriche marine. Le diversità di materiale organico conferiscono alle perle di acqua dolce una lucentezza inconfondibile.

Questo tipo di perle può presentare tinte estremamente variabili. I coltivatori cinesi riescono ad ottenere centinaia di sfumature diverse. Le perle d’acqua dolce hanno dimensioni paragonabili a quelle delle perle coltivate Akoya, in una gamma compresa tra i 2 e i 13mm di diametro, anche se le dimensioni maggiori sono piuttosto rare.

PRIME TRACCE


Quasi in ogni parte del globo si sono verificati ritrovamenti di perle all’interno del corpo dei molluschi d’acqua dolce che vivono nei fiumi, nei laghi e negli stagni. Le perle coltivate del Lago Biwa, in Giappone, sono state a lungo tempo famose per la loro bellezza e la loro uniformità.  Nel corso della storia. vi sono stati importanti ritrovamenti di perle d’acqua dolce nei fiumi e nei laghi della Francia, della Russia, dell’America del Nord e del Sud, della Scandinavia e altri paesi europei. Alcuni storici hanno addirittura ipotizzato che siano state le perle d’acqua dolce della Scozia il motivo che spinse Giulio Cesare a promuovere l’invasione della Gran Bretagna nel 54 a.C.

 

ORIGINI DELLA COLTIVAZIONE

 

Le perle coltivate d’acqua dolce cinesi si diffusero su grande scala nel mercato internazionale verso il 1970, ma in realtà la coltivazione delle perle d’acqua dolce ebbe inizio in Cina molti secoli fa. Da antichi manoscritti cinesi, si è potuto dimostrare che, già nel tredicesimo secolo, la coltivazione delle perle blister era diffusamente praticata in questa nazione.

Gli storici attribuiscono a Yu Shun Yang il merito di avere avviato l’industria della coltivazione delle perle blister circa in quel periodo, utilizzando i molluschi della specie Cristaria plicata presenti nel lago Taihu, nei pressi di Shangai. Documenti dell’epoca descrivono dettagliatamente il procedimento di coltivazione. Il metodo seguito attualmente dalle aziende di produzione delle perle blister è sorprendentemente simile a quelli utilizzati più di 700 anni fa e riportati nei testi tecnici.

I coltivatori di perle d’acqua dolce dell’epoca utilizzavano nuclei di vario tipo, tra cui: sfere di nacre, piccoli pezzi di metallo appiattiti e sagome di piombo prestampate. Le forme più popolari utilizzate come nucleo raffigurano un Buddha seduto.

I tecnici che si occupavano degli innesti nel tredicesimo secolo utilizzavano dei bastoncini di bambù con la punta smussata per schiudere leggermente le due valve dei molluschi. Attraverso il varco, di poco superiore al centimetro, essi staccavano delicatamente il tessuto del mantello dalla superficie interna della conchiglia e, nello stretto spazio ricavato, inserivano i nuclei. La disposizione più comune era rappresentate da due file allineate d’innesti per ciascuna valva. Dopo che il tecnico aveva rimosso il bastoncino di bambù, il mollusco rinchiudeva la conchiglia, trattenendo i nuclei al suo interno.

Gli animali venivano conservati nelle acque dei canali, nei fiumi o negli stagni, ad una profondità variabile dai 60 centimetri al metro e mezzo e, dopo una coltivazione di circa sei mesi, si procedeva all’estrazione delle perle. Talvolta, i produttori decidevano di lasciare intatte le file di perle all’interno delle conchiglie, che venivano rivendute come souvenir o come articoli curiosi, ma nella maggior parte dei casi le perle blister venivano ritagliate dal guscio e rivendute alle gioiellerie che si occupavano del loro inserimento nelle montature per la creazione di gioielli ornamentali.

 

LA COLTIVAZIONE MODERNA

 

Senza alcun dato ufficiale sulla produzione commerciale nazionale di perle coltivate, tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, la Cina colse di sorpresa il mondo intero inondando il mercato internazionale con enormi quantitativi di perle coltivate d’acqua dolce il cui aspetto, molto simile a quello dei chicchi di riso per dimensioni, forma e tessitura, determinò il loro soprannome Perle di riso. Soprannome che, con disappunto dei produttori e di tutti coloro che si occupano della vendita di queste piccole perle grinzose, ancora permane.

La prima apparizione delle perle coltivate d’acqua dolce cinesi, sul mercato internazionale, fu massiccia e la grande quantità abbinata alla modesta qualità originarono prezzi piuttosto bassi. Ma non tutte queste prime perle cinesi presentavano una qualità scadente. Poche, circa il 2%, aveva un grado qualitativo da medio ad alto ed erano di forma sferica. Il 2% sembra una quantità irrilevante, eppure, se considerato in funzione della produzione nazionale globale, ammonta ad un volume misurabile in tonnellate e cioè una quantità enorme di perle coltivate il cui prezzo, relativamente basso, le poneva in una posizione nettamente concorrenziale rispetto a tutte le altre perle coltivate di dimensioni e qualità simili prodotte nelle altre nazioni.

I coltivatori cinesi si resero ben presto conto che, per riuscire ad avere successo in seno al mercato, dovevano concentrarsi meno sulla quantità e di più sul perfezionamento della forma e della qualità. Quando, negli anni ’90, la qualità mostrò un deciso miglioramento, alcuni commercianti decisero che le perle coltivate d’acqua dolce cinesi che rispondevano agli stessi standard qualitativi degli altri tipi di perle coltivate dovevano essere valutate in modo equivalente. Si iniziarono così a selezionare perle d’acqua dolce con maggiore precisione ed a creare lotti di merce di alto livello qualitativo ai quali furono attribuiti prezzi adeguati.

 


 

 LAGO BIWA


Negli anni ’30, i giapponesi fecero seguito ai successi ottenuti con la coltivazione delle perle d’acqua salata dando origine ai primi raccolti a livello commerciale di perle d’acqua dolce coltivate nei molluschi del Lago Biwa, un grande bacino lacustre nei pressi di Kyoto. I tecnici dell’innesto operanti nelle aziende del Lago Biwa inserivano nei molluschi minuti frammenti di tessuto dai quali ciascun animale riusciva a formare un gran numero di perle di ottima qualità e composte esclusivamente di nacre. Queste perle coltivate d’acqua dolce presentavano una lucentezza eccellente ed una varietà di tinte sconosciute alle perle d’acqua salata. Le perle Biwa furono ben presto come modello standard e per decenni il termine Biwa è stato sinonimo di perle d’acqua dolce di qualità superiore, ancora oggi esso viene utilizzato in campo commerciale per identificare una determinata categoria di perle d’acqua dolce. Questa fonte di approvvigionamento, però, si è esaurì verso la fine degli anni ’80 a causa dell’inquinamento e dello sfruttamento eccessivo della pesca.