Diamanti Celebri

Rivista dei diamanti

Cullinan Ier

Anonimato dei grossi diamanti

Più di 3000 diamanti e più di 100 carati, dei quali una cinquantina con più di 400 carati, sono stati estratti dal suolo a partire dal 1870. Inoltre, anche dopo aver ricevuto il loro nome, queste enormi pietre tendono a dissolversi in un certo anonimato. Attualmente esiste una buona cinquantina di diamanti lavorati con più di 100 carati, il più imponente risulta essere il Cullinan I(foto a sinistra).

Inflazione dei grossi diamanti

Questa inflazione dei grossi diamanis in parte è dovuta al considerevole sviluppo della produzione annuale mondiale che è passata ufficialmente da circa 50 000 carati (ovvero 10 kg)agli inizi del XVIII° secolo a più di 100 milioni di carati (ovvero 20 t) nel 1994.

Per questo motivo i grandi diamanti storici, che furono oggetto di convogli principeschi, motivo di guerre, moneto per finanziare battaglie, fanno talvolta, nell'assoluto, la figura dei parenti poveri se paragonati ai nuovi arrivati.

IL Briolette

Uno dei diamanti più antichi

La leggenda narra che uno dei più antichi diamanti sia il Briolette (90,38 carati). Questo non è proprio il nome della gemma che risulta perciò anonima, rappresenta invece l'indicazione della sua inconsueta forma. Pare che provenga dall'India, e come tutte le pietre indiane, rivela la sua origine per la straordinaria purezza e la qualità di acqua veramente tipica che si riscontra solamente nelle gemme dei giacimenti indiani.

Come già detto il peso è di carati 90,38; risulta armonicamente sfaccettata in forma di goccia allungata ed il taglio, sebbene pare risalga a circa otto secoli, sembrerebbe ottenuto attualmente e con mezzi moderni tanto risulta perfetto.

Anche per questa pietra, come per il diamante Hope, si narrano molte leggende, tra le quali pare venne portata in Inghilterra da Eleonora d'Acquitania (1122 - 1204), che fu regina di Francia prima di esserlo d'Inghilterra. Si dice anche che quando suo figlio, Riccardo Cuor di Leone, partì per le crociate, gli appese al collo la "briolette" e fu grazie a tale e splendida pietra che potè riconoscere il figlio quando venne fatto prigioniero. Nel XVI° secolo troviamo poi, in molti ritratti, Diana di Poitiers ornata dalla preziosa pietra, favoloso dono fattole da Enrico II del quale era la favorita.

La briolette sconparve per ben quattro secoli e riapparve nel 1950 quando un Maharajah indiano vendette la gemma, a New York, al gioielliere HArry Winston. Questo diamante passo poi di proprietà di Mrs. I. K. Killam e ritorno poi in possesso as Harry Winston. Esaminata ad elevati ingrandimenti, nella gemma si notano due piccole inclusioni a pallottola bruno-marrone alla superficie (tipiche delle pietre indiane); con un piccolo tocco nel taglio tutto sparirebbe... Ma, allo stesso tempo, sparirebbe anche tutto il vissuto della gemma.

Il Koh-i-Nur

Une tra i più celebri diamanti

Secondo alcuni il nome dato a questo diamante vorrebbe essere una corruzione di Kollur, luogo di provenienza della pietra, cioè "gran diamante di Kollur"; secondo altri invece, vorrebbe dire "montagna di luce".

Questa pietra (il cui peso grezzo pare sia stato di 800 carati), risulta fosse conosciuta in India sino dal tempo dell'imperatore Babur, che nel 1515 fondò la dinastia dei Mogol: egli ne venne in possesso, come preda di guerra, dopo la battaglia di Panipat. Il Koh-i-noor nel 1739 passò in possesso allo Shah di Persia Nadir, il crudele vincitore che distrusse il regno del Gran Mogol. Nel 1813 passò poi in possesso del Re di Lahore e nel 1850 in seguito ad una rivoluzione rimase tra il bottino delle compagnie anglo-indiane e quindi offerto, in dono alla regina Vittoria d'Inghilterra.

La pietra presentava dapprima una forma a rosa, con una sfaccettatura superiormente mal definita e terminata inferiormente da due facce di sfaldatura, una grande ed una più piccola: pesavacirca 186 carati. Tale pietra vene fatta ritagliare con taglia a brillante ad Amsterdam nel 1852, da uno dei più abili tagliatori della Casa Coster, il Voor-sanger, ed il Koh-i-noor fu cosi ridotto ad un bellissimo brillante, del peso finale di 108,93 carati, sebbene però anche la nuova forma non sia perfetta giacchè la pietra risulta eccessivamente piatta. L'operazione del taglio richiese 456 ore di lavoro e costo 8000 sterline; risultò di 64 faccette più 2 tavole

La pietra presenta una colorazione lievemente grigia e non si può dire sia di pura acqua: il suo valora venne allora calcolato in due milioni e mezzo di lire. Come già accennato, secondo alcuni, si vuole che il Koh-i-noor provenga da un frammento del Gran Mogol, mentre per altri sarebbe il Gran Mogol stesso. Prescindendo dal fatto che a tale supposizione non sarà mai possibile dare una risposta sicura, tale ipotesi può essere giustificata attraverso un calcolo basato su di un diverso valore della misura indiana "rati" da quello seguito dal Tavernier (che tra l'altro asserisce di non aver visto il Koh-i-noor tra i gioielli del tesoro di Delhi). Pur tenendo conto anche della possibile veridicità di queste argomentazioni, la forma del Gran Mogol che il Tavernier indica, descrive e raffigura, pure essendo simile ad altri diamanti indiani, non lo è neppure a quella del Koh-i-noor, mentre non si può negare che questo possa essere un frammento di quello, dato che del Gran Mogol non si ebbero più notizie. Attualmente il Koh-i-noor fa ancora parte del "Tesoro della Corona Britannica"..

Il Sancy

Un diamante intrinso di storia

SancySi tratta di un diamante perfettamente incoloreed assai pregevole, di forma simile al Fiorentino.

Incerta è la storia di questa pietra che per alcuni sarebbe appartenuta a Carlo II il temerario duca di Borgogna; attraverso vari possessi passò nelle mani di Nicola di Harlay signore di Sancy, ambasciatore francese presso la corte Ottomana, dal quale prese il nome e da questi fu venduto verso il 1600 alla regina Elisabetta d'Inghilterra.

Nel 1649 venne dato il pegno al Cardinale Mazarino e passato poi di proprietà al Re di Francia, Luigi XIV. Faceva parte dei Gioielli della Corona di Francia rubati unitamente al Reggente, ma non venne rinvenuto. Secondo altre notizie, Giuseppe Bonaparte lo rivide nel tesoro di Carlo IV di Spagna; si sa che dal 1828 al 1865 fu di proprietà del duca Demidoff, anno in cui lo vendette per 500 000 lire. Nel 1966 risulta essere stato posseduto dal Visconte Astor (Inghilterra) dopo essere tornato nei paesi di origine ed in proprietà dell'indiano Maharad, Shas di Guttiola.

Successivamente le notizie comunicate da E. A. Jobbins dell'Institute of Geological Sciences of Londra, che ebbe l'opportunità di esaminare il Sancy nel gennaio del 1976, forniscono ora i dati precisi in merito: peso di 55,23 carati, forma a goccia. Ad evitare confusioni per omonimie, cioè con il Sancy Patiala, viene anche chiamato il Sancy Astor.

Il Shah

Uno tra i pochi diamanti incisi

Si tratta di uno dei pochissimi diamanti incisi; la sua storia è in parte oscura, ma studi del Fersmann (The Diamond Shah, in "Bull. Ac. Sc.", URSS, 1926) eseguiti esaminando la pietra, attualmente in Russia, chiariscono molti punti interessanti. In primo luogol'autore smentisce che le incisioni, tre iscrizioni persiane, siano scomparse in seguito ad un successivo taglio e riporta tali iscrizioni.

Il Fersmann riferisce le tre date (importantissime dal punto di vista storico della pietra) ai relativi successori possessori del diamante che risulterebbero essere:

La forma è quella di un prisma allungato irregolare nel quale per la metà delle facce sono pressochè naturali e le altre tagliate; ad uno degli estremi presenta un solco regolarissimo di circa mezzo millimetro di profondità. Pesa 88,70 carati; di bellissima acqua ha però dei glievissimi riflessi giallo-bruni che il Bauer ritiene dovuti a presenza di ossido di ferro contenuto soltanto negli strati superficiali della pietra.

Sempre secondo Fersmann, Tavernier non avrebbe nominato questo diamante come facente parte del tesoro di Aureng Zeb, figlio dello Shah Jahan, ma di aver notato in un gioiello che ornava il baldacchino del trono del Gran Mogol un diamante di circa 80 o 90 carati, peso più che mai simile al diamante in questione. Bisogna sottolineare che il nome che porta, Shah ricorre sovente quale denominazione di altri diamanti.

Il Pigott

L'unico diamante volontariamente distrutto


L'origine di questo diamante è indiana, ma un poco incerti i riferimenti relativi al suo peso che alcuni indicano: stima di 49 carati, oppure 47,5 ed anche di più; di forma ovale, di colore bianco risulta fosse una bellissima pietra di spessore lieve in rapporto alla grandezza.

Venne portato dall'India all'Inghilterra da lord Pigott, vice governatore di Madras nel 1763, dal quale ne ebbe il nome. Passato in seguito in varie mani ed acquistato poi dai gioiellieri Rundell & Bridge di Londra che nel 1818 lo vendettero per 150 000 dollari ad Alì Pasha (Governatore dell'Albania sotto il sovrano di Turchia, del quale nel 1822 ne divenne un potente emissario).

Alì Pasha era noto come collezionista di gioielli, ma anche come grande tiranno e si vuole appunto che il diamante (comunque sparito), sia stato ridotto in polvere per ordine di Alì Pasha nel 1822 ed in seguito ad una storia di gelosia verso la moglie Vasilikee.